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DISMORFOFOBIA
Il Disturbo di Dismorfismo Corporeo (conosciuto storicamente col nome di dismorfofobia) rientra
nella più ampia categoria dei disturbi somatoformi, che si caratterizzano per la presenza di sintomi
fisici non giustificati da alcuna condizione medica generale nonché dagli effetti di una sostanza o da
un altro disturbo mentale.
Qual è la caratteristica principale?
L’elemento peculiare della dismorfofobia è la preoccupazione per un difetto nell’aspetto fisico, che
può essere totalmente immaginario, oppure, se è presente una reale piccola anomalia fisica, la
preoccupazione del soggetto è di gran lunga eccessiva al normale.
Chi ne è maggiormente colpito?
Questo disturbo si osserva principalmente negli adolescenti, di entrambi i sessi ed è strettamente
legato alle trasformazioni dell’età puberale. Se riguarda soggetti adulti la cosa è più complessa.
Come conseguenza, i dismorfofobici spesso passano molte ore al giorno a pensare al loro “difetto”
e a come porvi rimedio (talvolta ricorrendo a chirurgia estetica o ad auto-manipolazioni che
possono peggiorare la situazione), al punto che questi pensieri possono dominare la loro vita. I
sentimenti di vergogna per il proprio “difetto”, possono portare all’evitamento delle situazioni di
lavoro, scuola o di contatto sociale.
Queste persone affette da dismorfismo corporeo mettono in atto compulsioni allo scopo di
esaminare, migliorare o nascondere il presunto difetto. Ad esempio, tendono a controllarsi allo
specchio o ad altre superfici riflettenti, mostrano eccessiva cura del proprio aspetto, tendono a
pettinarsi o lavarsi ripetutamente, effettuano confronti continui con l’aspetto fisico altrui, ricercano
rassicurazioni o tentano del di convincere gli altri circa il proprio difetto.
Come può essere trattato?
La cura della dismorfofobia può essere efficacemente effettuata con psicoterapia cognitivo
comportamentale, mutuando molte tecniche da quelle impiegate per il trattamento dei disturbi
ossessivo-compulsivi, con cui vi sono varie affinità. I farmaci raramente sono efficaci, almeno che
non vi sia una certa comorbilità con la depressione maggiore
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